L’anno scorso si è registrato un boom di espatri di giovani italiani, lombardi in testa, seguiti da veneti e siciliani. Si parte per la mancanza di prospettive, di occupazione, per lasciare un lavoro che non c’è oppure un lavoro precario o che non dà alcuna soddisfazione sul piano personale.
E nell’assenza di futuro che rende la vita, spesso, un semplice tirare avanti, che risposte danno i nostri politici?
La speranza è che riescano almeno a capire che la fuga di tante risorse ed energie positive è anche, e in primis, un danno economico. Una ferita a un’Italia che non c’è più, che si è persa per strada senza che i padroni di casa, i nostri politici, se ne rendessero conto, ottenebrati come sono dal miope e lurido calcolo delle proprie tasche: sempre piene, se possibile, grazie.
Milioni di giovani che se ne sono andati e ancora se ne vanno: come una donna che, stanca di un matrimonio che si trascinava da anni, se ne fosse andata in silenzio, dopo che ogni comunicazione con il marito era stata ormai interrotta da tempo immemore.
Ecco, politici dei miei stivali, imparate ad ascoltare non solo il popolo che evade e che vi fa comodo accontentare, ascoltate anche chi lavora, chi suda, chi studia per avere un futuro, perché voi glielo avete rubato, il futuro.